Il mio primo dizionario delle serie Tv Cult
Da Twin Peaks a The Big Bang Theory
Matteo Marino e Claudio Gotti sono gli autori di questo interessante lavoro editoriale sulle serie tv “cult” (con le illustrazioni di Daniel Cuello).
Durante il recente Napoli Comicon 2016, ho avuto modo di incontrarli e scambiare due chiacchiere con loro.
Il video purtroppo non ha un audio pulitissimo causa i tantissimi rumori di fondo legati alla location della registrazione (era da poco finito il loro incontro di presentazione del libro ed eravamo fuori la sala conferenze in un punto dall’acustica molto poco adatta alle videoregistrazioni…), ma vengono in aiuto i sottotitoli per seguire al meglio.
Come nasce l’idea di fare un lavoro del genere
Claudio: Tutto nasce da una passione comune per la televisione, tante visioni fatte insieme.
Con Matteo c’è stato un lavoro che arriva dalla scrittura e critica cinematografica ininterrotta da 15 anni ad oggi. Qualche anno fa abbiamo iniziato una pubblicazione sul cinema e anche una rubrica dedicata alle serie tv con piccoli articoli che sono un po’ l’inizio del lavoro del libro.
Matteo: La cosa originale del libro è il fatto che ogni capitolo è dedicato ad una serie tv, e ogni capitolo è diviso in 7 paragrafi e sono: Personaggi, Marchio, Firma, Salto dello squalo, Vite parallele, Ser(i)endipità, quindi sono sette punti di vista, alcuni che si capiscono subito, altri più particolari come MARCHIO dove andiamo ad individuare proprio secondo noi qual’è la caratteristica di quella serie che ha fatto si che diventasse unica ed entrasse nell’immaginario collettivo. Altri sono meno intuitivi, come “Salto dello squalo” che molti nerd sapranno ed è il momento in cui la serie fa una scelta narrativa sbagliata, pessima e degenera tutto quanto e questa espressione deriva da una puntata di Happy Days in cui Fonzie scommette di saltare lo squalo con lo sci nautico vestito con il gubbino di pelle d’ordinanza e con il costume in questa scena orrenda e da lì si dice “salto dello squalo”.
Relativamente al materiale, come è organizzato, come è stato impostato il punto di partenza, il momento in cui vi siete detti “ok, abbiamo materiale per scrivere il primo libro”, perché poi ce ne sarà sicuramente anche un secondo (ci auguriamo) dato che le serie sono in continua evoluzione.
M: diciamo che alcune serie cult non abbiamo potuto metterle e speriamo che magari abbiamo la possibilità di parlarne in un altro volume.
Il materiale sono sia le serie stesse che questi articoli che abbiamo fatto noi e poi abbiamo iniziato a giocare e vedere se questa struttura ci permetteva di raccontare anche le serie tv ancora in corso quindi abbiamo provato a vedere se andava bene per “Il trono di spade”, se andava bene per “Mr. Robot” e vedere se riuscivamo a tirare fuori qualcosa di interessante anche perché alcune serie erano iniziate e non ancora concluse e quindi ci siamo detti “possiamo proporre un libro del genere” e venendo dalla critica cinematografica, un libro che parlasse delle serie come si può analizzare un film ma con un linguaggio diretto, senza troppe astruserie.
Se volessimo fare una classifica, quali solo le top 3 serie per entrambi
M: La top 3 è difficile… diciamo le serie del cuore?
C: Sicuramente Lost, Dexter e Desperate housewife che sono per me quelle più irresistibili, quelle che visto un episodio non vedi l’ora di vederne un altro e non puoi aspettare tempo.
M: La mia del cuore, che me l’ha straziato è Twin Peaks e non vedo l’ora di vedere la nuova stagione che David Lynch ha appena finito di girare. L’altra del cuore è sicuramente Friends, una pietra miliare a cui tanti anni fa ho dedicato anche un libro. La terza del cuore è X-Files ma tutte quelle che sono qui dentro sono un pezzo di cuore.
Quanto secondo voi ha inciso la cinematografia nel taglio delle serie tv da un punto di vista della fotografia e viceversa (nella narrazione, nelle inquadrature).
M: Quando David Lynch decise di fare Twin Peaks, il cinema si trasferì proprio così com’era in televisione. E quindi la fotografia, il tipo di inquadratura e anche la richiesta di attenzione che la serie chiedeva al pubblico cambiarono. Non era una serie che iniziava e finiva e in quelle puntate avresti trovato sempre gli stessi elementi. Era una storia che continuava.
Era come il cinema con una storia che non finisce nelle due ore.
C: Come per esempio Mullholand Drive che inizialmente era stato pensato come una serie e invece divenne un film cinematografico.
M: Da lì diventa un vaso comunicante tra serie tv e cinema. A volte ci sono serie tv che raccontano come se fossero dei film e in altri sono i film che si serializzano spostando l’attenzione sui singoli personaggi e non solo sulla storia. E questo, da un punto di vista produttivo, ha fatto si che ci fosse un salto di qualità delle serie tv.
Prima dalle serie tv uscivano dei personaggi che poi sono diventati cinematografici, oggi c’è quasi un’inversione e i personaggi cinematografici famosi diventano attori di serie Tv, tipo House of Card per dirne uno recente dove c’è Kevin Spacey che è un grande attore.
M: Sono attori che si vogliono misurare con un personaggio che ha un arco narrativo più lungo, che ha un’evoluzione, e raccontare quel tipo di personaggio è una sfida e una soddisfazione. Sono i personaggi al centro delle storie e quindi gli attori.
C: Un altro esempio è Jessica Lange in American Horror Story
Ringrazio Matteo e Claudio per la disponibilità con l’augurio di vedere presto un secondo volume!